17.12.03

Dietro il velo di Maya
La proposta di una legge che proibisca nelle scuole francesi gli abiti e i segni che manifestino un’appartenenza religiosa o politica per motivi di ordine pubblico designa un avversario senza nominarlo: l'islamismo. Potrà rassicurare i dipendenti pubblici che si trovano di fronte al velo e all’ideologia che a volte lo accompagna, confortare anche i francesi musulmani stanchi di essere assimilati a un Islam intollerante, sarà per i più militanti un’arma nel combattimento politico contro l’islamismo. Ma porta con sé 3 rischi: far arretrare la laicità attraverso l’affermazione di una laicità chiusa a scapito di una laicità aperta; stigmatizzare, marginalizzare ed escludere una parte della popolazione nel momento stesso in cui la Francia ha più che mai bisogno di integrazione e l’Europa intera deve preparare e organizzare nuove ondate migratorie; aprire sotto i piedi della democrazia una nuova trappola politica facendo dell’insicurezza la questione centrale del dibattito pubblico e ponendola come questione astratta senza cause sociali, economiche e urbane.
Lo afferma un bell'articolo di Jean-Marie Colombani su Le Monde del 13 dicembre, ripreso anche dalla Stampa di ieri.