8.1.04

Meglio sani
Su La Repubblica di oggi Michele Serra commenta in un pezzo intitolato "Così la scienza ci ruba le malattie dell'infanzia" l'avvio della campagna di vaccinazione contro morbillo e rosolia (non varicella, come scrive Repubblica) lanciata dal ministero della sanità. Serra rimpiange i "bei tempi" in cui era ancora concesso ammalarsi e godersi un meritato riposo da scuola (ma anche dal lavoro) e addita "la smania salutista dell´Occidente sterile (sterile nel suo doppio senso di mondato dalle infezioni come pure dalle gestazioni)" in cui vede "un quid di efficientismo malsano, ad ogni epidemia influenzale c´è qualcuno che quantifica nervosamente i danni da uffici vuoti, da produzione inceppata, ed è come se la malattia diventasse un torto inflitto al prodotto interno lordo, una indecorosa diserzione sociale".
Certo, Serra ha ragione quando afferma che "farmaci e pillole, laddove non si tratti più di salvare vite, ma solo di instradarle verso l´ossessione salutista, sempre più spesso rasentano il doping" e critica "la spinta chimica a scavalcare a pie´ pari tutti quegli intoppi (la stanchezza, l´ansia, addirittura la timidezza) che ormai sono ufficialmente sindromizzati". Ma generalizza, o dimostra di non conoscere bene la questione, quando dimentica che malattie come il morbillo possono portare all'encefalite in un caso su mille, che infezioni come la rosolia possono avere gravi conseguenze sulle donne incinte, che la varicella non è solo una "pustolosa estasi da assenza scolastica" per chi viene colpito dalle complicazioni. Forse Serra potrebbe fare due chiacchiere con i genitori dei tre bambini morti per morbillo a Napoli, non all'inizio del secolo scorso, ma nel giugno 2002.